NATALE - Origine
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( 1 Tessalonicesi 5 :21 )
Gesù non nacque nel freddo dicembre; data basata su concetti pagani.
“I greggi dovevano trascorrere la maggior parte dell’anno all’aria aperta: erano condotti fuori la settimana prima della Pasqua, e non tornavano fino alla metà di novembre, alle prime piogge di Hesvan. Trascorrevano l’inverno al coperto; e da questo soltanto si può vedere che è improbabile che sia giusta la data tradizionale del Natale, nell’inverno, giacché il Vangelo dice che i pastori erano nei campi”. — Daily Life in the Time of Jesus (New York; 1962), di Henri Daniel-Rops, pag. 264.
“La ben nota festa solare, comunque, del Natalis Invicti, celebrata il 25 dicembre, influisce notevolmente sulla responsabilità per la nostra data di dicembre”. — The Catholic Encyclopedia (New York; 1908), Vol. III, pag. 727.
“In genere si ammette che la designazione del 25 dicembre per la festa [di Natale] fu fatta dapprima verso la metà del quarto secolo. . . . I motivi che portarono le chiese occidentali a porre la festa della natività il 25 dicembre non sono chiaramente accertati. Alcuni fra i cattolici, e molti fra i protestanti, pensano che quel giorno fosse scelto perché era il giorno in cui i Romani celebravano la loro festa del natalis solis invicti o in cui il sole superava il solstizio meridionale e cominciava a ritornare verso settentrione . . . e perché l’istituzione di una festa cristiana di parecchi giorni, in quel periodo dell’anno, avrebbe potuto soppiantare i Saturnali e altre corrotte feste dei pagani. . . . Poiché dai giorni di Agostino e di Crisostomo fino ai nostri propri tempi, troviamo che molte persone devote deprecano la maniera pagana in cui si faceva la festa e si sforzano di darle un carattere più cristiano. Le feste del Natale, che secondo una legge di Teodosio il Gr. (imperatore dal 383 al 395 d.C.), dovevano comprendere 14 giorni, o i sette giorni prima del Natale e i sette giorni dopo, hanno avuto una tale somiglianza, ovunque siano state osservate, con i Saturnali, i Sigillari romani, ecc., e con la festa di Jul degli antichi Goti, da dar luogo alla forte supposizione di un’infelice relazione fra loro sin dall’inizio”. — Institutes of Ecclesiastical History, Ancient and Modern (New York; 1845), di John Von Mosheim (Traduzione di James Murdock), Vol. I, pagg. 279, 280, nota in calce (12).
L’elargizione di doni come parte del Natale e dell’Epifania imita gli astrologi e altri pagani; i pastori semplicemente resero gloria a Dio
Matt. 2:7, 9, 11 “Quindi Erode chiamò in segreto gli astrologi e si fece dire accuratamente da loro il tempo della comparsa della stella. Udito il re, essi se ne andarono; ed ecco, la stella che avevano vista quando erano in oriente andava davanti a loro, finché si fermò sopra il luogo dov’era il fanciullino. Ed entrati nella casa videro il fanciullino con sua madre Maria, e, prostratisi, gli resero omaggio. E aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni, oro, olibano e mirra”.
“La maggioranza delle usanze natalizie ora prevalenti in Europa, o narrate da tempi anteriori, non sono genuine usanze cristiane, ma usanze pagane che sono state assorbite o tollerate dalla Chiesa. . . . I Saturnali in Roma provvidero il modello per la maggioranza delle allegre usanze del periodo natalizio. . . . Il Natale ereditò la generale allegria in una forma più limitata (eccessiva solo nel mangiare e nel bere): giochi, elargizione di doni (specialmente ai bambini), abbondanza di dolciumi e, come elementi più cerimoniosi, bruciar candele e fare il bagno prima della festa”. — Encyclopædia of Religion and Ethics (Edinburgh; 1911), a cura di James Hastings, vol. III, pagg. 608, 609.
“Dalla prima istituzione di questa festa, sembra che le nazioni occidentali le abbiano trasferito molte follie e pratiche censurabili che prevalevano nelle feste pagane dello stesso periodo, come adornare le chiese in maniera fantastica, mischiare burattini e drammi con l’adorazione, universale festa e allegria, visite e saluti natalizi, regali e giocosità natalizia, e gozzoviglie e ubriachezza natalizie”. — Institutes of Ecclesiastical History, Ancient and Modern (New York; 1845), di John Von Mosheim (Traduzione di James Murdock), Vol. I, pag. 280, nota in calce (12).
Luca 2:15, 20 “E quando gli angeli furon partiti da loro nel cielo, i pastori dicevano l’uno all’altro: ‘Andiamo in ogni modo fino a Betleem e vediamo questa cosa che è avvenuta, la quale Geova ci ha fatta conoscere’.
Quindi i pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutte le cose che avevano udite e vedute, secondo come queste erano state dette loro”.
Informzioni erivanti da :
Daily Life in the Time of Jesus (New York; 1962), di Henri Daniel-Rops, pag. 264.
The Catholic Encyclopedia (New York; 1908), Vol. III, pag. 727.
Institutes of Ecclesiastical History, Ancient and Modern (New York; 1845), di John Von Mosheim (Traduzione di James Murdock), Vol. I, pagg. 279, 280, nota in calce (12).
Encyclopædia of Religion and Ethics (Edinburgh; 1911), a cura di James Hastings, vol. III, pagg. 608, 609.
Institutes of Ecclesiastical History, Ancient and Modern (New York; 1845), di John Von Mosheim (Traduzione di James Murdock), Vol. I, pag. 280, nota in calce (12).