L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce come mutilazioni genitali femminili “tutte quelle procedure che comportano la rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre lesioni agli organi genitali femminili”.
Secondo il rapporto dell’UNICEF, elaborato in occasione della giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili del 6 Febbraio 2016, a quella data erano 200 milioni le donne nel mondo che presentavano mutilazioni genitali.
Di queste, 44 milioni sono bambine al di sotto dei 14 anni.
In media circa tre milioni di bambine all’anno vengono sottoposte nel mondo a queste barbare pratiche e, purtroppo, questo numero continua ad aumentare a causa, soprattutto, dell’incremento della popolazione.
Non si hanno dati per tutti i singoli paesi, soprattutto per quelli di religione musulmana, per cui questo rapporto dell’UNICEF potrebbe sottostimare il fenomeno.
Riteniamo comunque doveroso pubblicare l’elenco delle nazioni dove è più diffusa questa barbara usanza:
Afghanistan, Algeria, Arabia Saudita, Bahrein, Benin, Brunei, Burkina Faso, Camerun, Ciad, Comore, Costa d’Avorio, Gibuti, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Eritrea, Etiopia, Gambia, Ghana, Giordania, Guinea, Guinea Bissau, Indonesia, Kenya, Kuwait, Iraq, Liberia, Libia, Malawi, Malesia, Mali, Mauritania, Mozambico, Niger, Nigeria, Pakistan, Oman, Qatar, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Senegal, Sierra Leone, Siria, Somalia, Sudan,Tanzania,Togo,Turchia, Uganda, Yemen, Zimbabwe.
In Somalia, in particolare, il 98% delle donne ha subito mutilazioni genitali.
I paesi che presentano percentuali di donne mutilate superiori all’80% sono, oltre la Somalia, l’Egitto, l’Eritrea, l’Etiopia, la Guinea, il Mali, il Sudan e Gibuti.
A causa dell’immigrazione in Europa da questi paesi, si registrano attualmente (2015) 500 mila casi di donne mutilate nel nostro continente e si calcolano in 180 mila le bambine attualmente a rischio, nonostante le severe leggi in materia in vigore nei paesi europei.
In particolare, in Italia sono 35 mila le donne mutilate nei loro paesi di origine ed ogni anno le bambine a rischio sono mille.
Ma in che consistono queste mutilazioni genitali ? Essenzialmente sono quattro:
– Asportazione totale o parziale del clitoride.
– Rimozione delle piccole labbra.
– Rimozione delle grandi labbra
– Cucitura della vagina, lasciando un piccolo foro per il passaggio dell’urina e del flusso mestruale (infibulazione).
A seconda degli usi locali, vengono eseguite o tutte e quattro o solo una o alcune di esse.
Nella maggior parte dei casi queste mutilazioni vengono effettuate quando la bambina ha un’età compresa tra i 4 e gli 8 anni, ma talvolta vengono anche effettuate prima o dopo.
Di solito l’operatore non ha nessuna conoscenza di pratiche chirurgiche ed usa strumenti rudimentali, con gravi rischi di infezioni e danni permanenti per la bambina.
Più raramente l’operazione viene eseguita da un’ostetrica o da un medico qualificato.
Le mutilazioni genitali femminili sono un’esplicita violazione dei diritti umani delle donne e, pur essendo fuori legge nella stragrande maggioranza dei paesi del mondo, sono purtroppo ancora molto diffuse e praticate.