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Lucio Anneo SENECA

PISTIS SOPHIA - Inno alla LUCE

LA CADUTA E L’INNO ALLA LUCE DI PISTIS SOPHIA

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giuseppemerlino giuseppemerlino

2 anni fa
Il brano che presentiamo è tratto dal voluminoso trattato Pistis Sophia (146 capitoli), risalente al II secolo dopo Cristo e ritrovato nel 1772, uno dei pochi documenti gnostici conosciuti e studiati prima del ritrovamento nel 1945 a Nag Hammadi di un’intera biblioteca gnostica.
 
La caduta di Pistis Sophia. (Capitolo 31)
Lei, dunque, guardò in basso e, nelle parti inferiori, vide la forza luminosa di lui: lei ignorava che questa era del dotato di triplice forza, dell’arrogante; pensava che provenisse dalla luce vista all’inizio in alto, che provenisse dal velo del tesoro della luce.
Pensava: voglio andare in quel luogo senza il mio compagno, prendere la luce e crearmi degli eoni luminosi per essere in condizione di recarmi alla luce delle luci, nell’altezza delle altezze.
Con questo pensiero uscì dal suo luogo, cioè dal tredicesimo eone, e discese al
dodicesimo eone.
Gli arconti degli eoni la inseguirono adirati contro di lei perché aveva pensato alla gloria.
Uscita dai dodici eoni, andò nei luoghi del caos e si avvicinò alla potenza luminosa, dal volto di leone, per divorarla.
Ma la circondarono tutte le emanazioni materiali dell’arrogante: la grande forza luminosa dal volto di leone divorò le forze luminose di Sophia, purificò la sua luce e la divorò; la sua materia fu gettata nel caos e, nel caos, diventò un arconte dalla faccia di leone metà fuoco e metà tenebre, cioè Yaldabaoth del quale più volte vi ho parlato.
Dopo questo, Sophia divenne molto debole: quella forza luminosa dalla faccia di leone cominciò a eliminare tutte le forze luminose di Sophia; tutte insieme le forze materiali dell’arrogante circondarono e oppressero Sophia.
 
Prima penitenza di Pistis Sophia. (Capitolo 32)
Gridò forte, Pistis Sophia, gridò alla luce delle luci, da lei vista all’inizio, allorché in lei pose la sua fiducia, e recitò questa penitenza, dicendo:
O luce delle luci, nella quale, all’inizio, io posi la mia fiducia, ascolta, luce, la mia penitenza! Cattivi pensieri sono penetrati in me, salvami, luce!
Guardai, o luce, alle parti inferiori e vidi una luce; pensai: voglio recarmi in quel luogo a prendere quella luce.
Andai, e mi trovai nelle tenebre del caos inferiore, ma non fui più in condizione di affrettarmi a uscirne per ritornare al mio luogo; mi oppressero, infatti, tutte le emanazioni dell’Arrogante, e la forza dall’aspetto di leone mi tolse la luce che era in me.
Alzai grida di aiuto, ma la mia voce non proruppe dalle tenebre. Guardai in alto affinché mi venisse aiuto da quella luce nella quale avevo posto fiducia.
Allorché guardai in alto, vidi tutti gli Arconti degli eoni che, numerosi, guardavano giù verso di me e si rallegravano: non avevo fatto loro alcun male, essi mi odiavano senza motivo.
Quando le emanazioni dell’Arrogante videro che gli Arconti degli eoni si rallegravano a mie spese, compresero che gli Arconti degli eoni non sarebbero venuti in mio aiuto.
Quelle emanazioni, che mi opprimevano con forza, si fecero coraggio e mi sottrassero la luce, che io non avevo preso da loro.
Ora, o luce vera, tu sai che ho agito così nella mia ingenuità, pensando che la luce dall’aspetto di leone fosse tua. Il peccato che ho commesso ti è manifesto.
Non lasciarmi depauperata, Signore! Nella tua luce, infatti, ebbi fiducia sin dall’inizio, o Signore, o luce delle forze! Non lasciarmi depauperata della mia luce.
È per tuo motivo e per amore della tua luce che mi trovo in questa angustia, e sono coperta di vergogna.
È per amore della tua luce che sono diventata estranea ai miei fratelli, agli invisibili, e alle grandi emanazioni di Barbelo.
Ciò mi è accaduto, o luce, perché anelavo alla tua dimora; venne, invece, su di me l’ira dell’Arrogante perché mi trovavo nel suo eone, ma non compivo il suo mistero; egli è colui che non ascoltò il tuo comando di emanare dalla emanazione della sua forza.
Tutti gli Arconti degli eoni mi deridevano.
In quel luogo io ero triste e cercavo la luce che avevo visto in alto.
I custodi delle porte degli eoni mi cercavano, e tutti coloro che restavano nel loro mistero mi deridevano.
Mentre io guardavo in alto verso di te, o luce, e avevo fiducia in te, eccomi ora oppressa nelle tenebre del caos, o luce delle luci: se tu vuoi venire a salvarmi, la tua misericordia è grande, ascoltami in verità e salvami.
Salvami dalla materia di queste tenebre affinché io non sprofondi in esse, sia invece liberata dalle opprimenti emanazioni del divino Arrogante e dalle sue malignità.
Non permettere che queste tenebre mi sommergano, non permettere che questa forza dall’aspetto di leone divori completamente tutta la mia forza, non permettere che questo caos copra la mia forza.
Esaudiscimi, o luce! La tua grazia è preziosa. Volgi quaggiù il tuo sguardo
conformemente alla grande misericordia della tua luce .
Non distogliere da me il tuo volto: grande è il mio tormento.
Affrettati a esaudirmi, salva la mia forza. Salvami dagli Arconti che mi odiano! Tu conosci, infatti, la mia oppressione, il mio tormento e il tormento della mia forza che essi hanno tolto da me. Coloro che mi hanno circuito con tutta questa malvagità sono davanti a te: trattali secondo il tuo volere.
Di mezzo al caos e di mezzo alle tenebre, la mia forza guardò fuori: aspettavo che venisse il mio compagno e combattesse per me, ma non è venuto.
Attesi che venisse e mi desse forza, ma non l’ho trovato.
Quando cercavo la luce, mi diedero tenebre; quando cercavo la mia forza, mi diedero materia.
O luce delle luci, le tenebre e la materia addossatemi dalle emanazioni dell’Arrogante diventino per loro una trappola: vi restino impigliate, ripagale, sia loro di inciampo e non possano giungere al luogo del loro Arrogante.
Restino nelle tenebre, non volgano lo sguardo alla luce, contemplino per sempre il caos, non volgano lo sguardo in alto.
Su di esse cada la loro vendetta, le avvolga il tuo castigo.
D’ora in poi non permettere che arrivino al loro luogo, alloro divino Arrogante; d’ora in poi non permettere che le sue emanazioni giungano ai loro luoghi: il loro dio è, infatti, empio e arrogante.
Riteneva di essere lui a compiere questa malvagità, ignorava che, se io non fossi stata umiliata conforme al tuo comandamento, egli non avrebbe avuto alcun potere su di me.
Ma allorché tu mi hai umiliata per mezzo del tuo comandamento, essi mi
perseguitarono ancora di più e le loro emanazioni hanno aumentato il dolore della mia umiliazione.
Hanno tolto la mia forza, mi hanno oppresso molto e ripetutamente per togliere tutta la luce che si trova in me.
Essi mi hanno circuito; non permettere che salgano al tredicesimo eone, al luogo della giustizia.
Non permettere che partecipino all’eredità di quanti purificano se stessi e la loro luce.
Non permettere che siano annoverati tra coloro che subito si pentono e possono cosi ricevere subito i misteri nella luce.
Hanno tolto, infatti, la mia luce, la mia forza ha cominciato a venir meno e sono priva della mia luce.
Or dunque, o luce che è in te e con me, io lodo il tuo nome nella gloria, o luce.
La mia lode ti sia gradita, o luce, come un mistero eminente che introduce nelle porte della luce: che diranno coloro che si pentiranno e purificheranno la propria luce?
Gioiscano ora tutte le materie: cercate tutte la luce, affinché viva la forza delle vostre anime, che è in voi.
La luce, infatti, ha esaudito le materie e non permetterà che vi sia una materia priva della sua purificazione.
Le anime e le materie lodino il signore degli eoni; le materie e tutto ciò che si trova in esse.
Allora, Dio salverà la loro anima da tutte le materie: nella luce verrà preparata una città; tutte le anime salvate abiteranno in quella città e la erediteranno.
In quel luogo dimorerà l’anima di coloro che accoglieranno i misteri: chi nel suo nome avrà accolto i misteri, dimorerà in essa.
 
Tag: arconti,barbelo,eoni,pistis sophia,sophia,yaldabaoth
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